Biografia

Gastone Biggi nasce a Roma il 12 febbraio 1925, (dice di se: “sono un romano antico, nato e vissuto all’ombra del Colosseo”), nel mitico Rione Monti, dove sono nati anche Giulio Cesare, Petrolini e Apollinaire… il padre è pittore. Si diploma al Liceo Artistico dove insegnerà, in differenti sedi, fino al 1984. Durante il periodo bellico è prigioniero dell’ esercito tedesco; nel 1946, durante la convalescenza per le torture subìte, inizia a dipingere all’ospedale di Sondalo.

Nel 1949 e nel 1951, presentato da Mario Sinibaldi e dal musicologo Riccardo Milano, tiene due esposizioni personali presso la Galleria Fiorani di Roma, dove espone l’opera Gli ignoti 1948, che farà venire a Biggi, l’idea di Realismo Astratto. Anticipazione di quello che maturerà più tardi, ma che fece però interrompere brevemente in lui l’idea di un figurativo solo realistico. Inizia l’interesse verso la musica. Le composizioni trarranno ispirazione dal mondo delle note (soprattutto Bach).

Nel 1950 partecipa al Premio Michetti con l’opera Periferia, di ispirazione sociale, per la quale ottiene una segnalazione dal critico Ugo Moretti. L’ anno successivo compie un viaggio a Parigi, il primo di una lunga serie, dove si intrecciano, in modo sistematico, studio e pittura.

Al ritorno riallaccia i contatti con il contesto romano, incontra Igor Strawinsky durante il suo primo concerto romano, frequenta gli artisti della Scuola del Portonaccio (tra i quali Buratti, Muccini e Vespignani), in seguito i pittori con i quali formerà il Gruppo 56 e con gli stessi esporrà alla Galleria La Finestra nel 1957.

Nel 1952, incoraggiato da Irene Brin e Gasparo Del Corso espone alla Galleria l’Obelisco di Roma opere pointillistes e realizza la scenografia de “Gli Uccelli” di Aristofane al Teatro delle Maschere di Roma. Inizia da qui il suo impegno come insegnante nella scuola.

Nel 1956 tiene una personale alla Galleria Il Pincio, dove già aveva esposto nel 1955 presentato da Stefano D’Arrigo e Giulio Picciotti. E’ proprio del 1957, dopo l’ esecuzione di una serie di opere di ispirazione giottesca, la fine della fase del realismo sociale di Biggi: con Le Cancellate che espone alla Galleria Il Camino di Roma nel 1957 presentato da Renato Giani e soprattutto con I Racconti, Le Lettere e Le Sabbie del 1958 si avvicina all’ Informale, che espone a Roma alla Tartaruga, nello stesso anno, dove usando frammenti di materia e di memoria tende a realizzare la superficie del ricordo.

La Radiotelevisione Italiana gli dedica una trasmissione radiofonica per la rubrica “ultimo quarto” che va in onda nel 1960 curata da Giovanni Artieri e Renato Giani, dal titolo “Gastone Biggi e la Vespa”, il mezzo con cui ha girato tutta l’Italia spingendosi nel 1967 sino a Berlino; intanto ha contatti con gli autori di Forma 1 (Dorazio, Scialoja, Turcato, Perilli); già nel 1959 espone I racconti e Le Sabbie alla Galleria Discotheque e nel 1960 entra in contatto con Giulio Carlo Argan che, con Palma Bucarelli, Lionello Venturi e Nello Ponente, è particolarmente attento alle ricerche di quell’ambito, e con i quali inizia un lungo rapporto di stima ed amicizia.

Gli vengono conferiti premi ed incarichi didattici (insegna Disegno Pubblicitario alla “Diaz” di Roma); riprende i viaggi in Francia, abbandona l’Informale e torna alla forma con i Continui segnici, abolendo il colore e dipingendo solo con il bianco e il nero, a Genova dove conosce Roberto e Rinaldo Rotta.

Espone alla rassegna L’ Arte di Roma e Lazio (in seguito chiamata Biennale Romana) i primi dipinti astratti (Continui, Omaggio a Bach); nel 1962 fonda, con Frascà, Carrino, Santoro, Uncini e Pace, il Gruppo 1 che espone per la prima volta a Firenze a Il Quadrante e alla Galleria Rotta a Genova; nell’aprile, sempre 1963, espone con il Gruppo 1 alla IV Rassega di Roma e del Lazio al Palazzo delle Esposizioni; partecipa al Convegno interdisciplinare Scelte e proposte. Musica Poesia Pittura a L’ Aquila, presieduto da Giulio Carlo Argan, con il Gruppo 1 e i compositori di musica contemporanea, da Stockhausen a Clementi a Berio ed inoltre con il Gruppo 63 di Sanguineti, Giuliani, Balestrino, Porta e Vivaldi. Espone, sempre con il Gruppo 1, nel 1963, alla mostra Oltre l’ informale nella Repubblica di San Marino curata da Argan dove con il Gruppo 1 vince il 2° Premio Internazionale e incontra Pier Francastel, partecipa al Convegno di Verucchio, nel luglio 1963, legge la Dichiarazione di poetica del Gruppo. Il Gruppo Uno intensificherà sempre di più la sua attività basata sulla realizzazione di una comunità operativa per la quale il pittore, pur mantenendo la sua specificità tenda a confrontarsi con le altre arti a lui affini, soprattutto la musica.

In seguito Biggi espone sempre con il Gruppo 1, a Roma alla Galleria La Medusa e poi ancora a Monaco, Nuova Delhi, Nijigata, Hamhel. Vince il Primo Premio del Ministero della Pubblica Istruzione ex-equo con Scifano.

Nel 1964 collabora alla stesura del secondo manifesto del Gruppo 1 la Poetica della percezione in occasione della mostra del Gruppo alla Galleria Il Cavallino di Venezia dove c’è l’incontro con Luigi Nono e Emilio Vedova. In occasione della Biennale incontra a Venezia Louise Nevelsen. Nel 1965 cessa la sua adesione al Gruppo 1 e partecipa alla IX Quadriennale Nazionale Romana. Nel 1966 inizia a lavorare su le Variabili e partecipa ad una importante esposizione sull’arte italiana contemporanea, Italian Art of XX Centur, al Baltimore Art Museum e al “Italian Abstract Art” Gibson Fondation Chesterthow USA. Nel 1967 pubblica, a cura dell’editrice Foglio, Nascita di un punto datata 1962; espone a Genova alla Galleria Carabaga, a Cortina d’ Ampezzo al Circolo Artistico, a Cagliari al Centro Culturale presentato da Corrado Maltese, e a Roma dove espone altre Variabili alla Galleria Il Bilico presentato da G.C.Argan, Aldo Clementi e Piero Dorazio; esegue quattro grandi tele per il santuario di Collevalenza (Todi) su commissione del grande architetto spagnolo Lafuente. Vince nel 1967 il Premio Finmare (Premio Michetti). Stringe un proficuo rapporto con Rosario Assunto e Goffredo Petrassi.

Biggi in questo anno intensifica i suoi viaggi  in Europa: Germania, Francia,  Austria, Norvegia, Svizzera e Svezia, fino in Russia.

Cambia la sua indagine pittorica, passa al discoforme con la serie delle Variabili e ritorna, dopo anni di bianco e nero, al colore. I primi anni Settanta lo vedono molto presente anche all’estero dove le esposizioni personali di Biggi iniziano a moltiplicarsi. Inoltre il suo impegno rimane inalterato anche nella scrittura e nella musica, grandi passioni dell’artista.

Nel 1968 è invitato alla VI Biennale Romana al Palazzo delle Esposizioni e alla Biennale di Passignano da Nello Ponente che ne presenterà la personale alla Galleria Stamperia del Foglio di Roma, nell’aprile del 1969. Nel corso dello stesso anno partecipa alla mostra delle nuove acquisizioni della Galleria Nazionale d’ Arte Moderna di Roma e alla rassegna Coincidenze, a Massafra e poi a Firenze e a Torino.

Nel 1970 vince il XV° Premio Termoli, espone in diverse sedi spagnole nell’ ambito della rassegna Pittori contemporanei Italiani nei musei di Madrid, Barcellona, Valencia e Siviglia. Incontra a Roma Jean Paul Sartre, Roudolph Arnheim, Hans Hartung, Galvano della Volpe e Murilo Mendes, il quale scriverà: “i quadri di Gastone Biggi mi aiutano a vivere…”

Cambia la sua indagine pittorica, passa al discoforme con la serie delle Variabili e ritorna, dopo anni di bianco e nero, al colore. I primi anni Settanta lo vedono molto presente anche all’estero dove le esposizioni personali di Biggi iniziano a moltiplicarsi. Inoltre il suo impegno rimane inalterato anche nella scrittura e nella musica, grandi passioni dell’artista.

Collabora dal 1970 con il quotidiano “L’Umanità” curando la rubrica “Azzerando. Nel 1971 affianca all’ intensa attività espositiva, tra l’altro propone opere alla galleria Contini di Roma presentato da cesare Vivaldi e Murilo Mendes, alla galleria Morone 6 a Milano, la collaborazione alla stesura dell’ Almanacco dei Poeti su invito di Guido Ballo avvicinandosi così al contesto milanese; partecipa alla mostra Scrittura-pittura con Schifano, Angeli, Festa, Kounellis, Twombly e Novelli, alla Galleria Contini di Roma. Nel 1972 espone in Venezuela (Ciudad Bolivar), a Londra (alla Bertrand Russell Centenary International Exhibition), a Madrid (al XX Salon di Grabado Contemporaneo) e in diverse sedi italiane con tre antologiche presentate da Paolo Fossati (Galleria Mantra a Torino, galleria Rondanini a Romae Galleria Morone a Milano) espone poi alla Galleria Ferrari a Verona; nel 1973 espone alla X Quadriennale di Roma, dove Palma Bucarelli acquista per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e per la Galleria Comunale di Roma tre grandi opere che sono in dotazione nelle rispettive sedi. Vince il Primo Premio a Termoli.

Dopo aver discettato sulle Variabili e averle portate all’esasperazione cromatica, ritorna al bianco (la luce), il grigio (il tempo), il nero (le origini) segnati dalla grafite, nella serie Continui secondi.

Nel 1975 era iniziata intanto la stesura del libro Bisny. Da Bisanzio a New York e metà degli anni settanta, la sua ricerca si rivolge ad operare sui cerchi e sulle tangenze studiando la possibilità dell’evidenziazione timbrica e materica mediante incidenze segniche: nascono le Tangenziali, fatte solo di cromie povere.

Nel 1976 è preside al Liceo Artistico di Ravenna dove tiene anche una importante serie di interventi critici. Nel 1977 inizia a dipingere la serie dei Ritmi di grandi dimensioni, ancora in bianco e nero.

che proseguirà per oltre due anni, nel 1978 inizia la serie Cieli e si trasferisce a Marina di Ravenna.

Con i Cieli riprende in pieno il colore, caricato dall’uso dei pastelli e delle cere. Svilupperà questo tema per alcuni anni, esponendo molto e riscuotendo grande consenso di pubblico e di critica, soprattutto in Centro-Nord Europa.

Nel 1980 torna a Roma, espone la sua produzione recente alla galleria Editalia presentato da Nello Ponente dove incontra Fausto Melotti e Mauro Reggiani. Viene inviato ad esporre alla rassegna Linee della ricerca artistica italiana al Palazzo delle Esposizioni a Roma curata da Nello Ponente e Claudia Terenzi. Nel 1981 espone i primi Cieli alla galleria Spatia di Bolzano presentata da Luigi Lambertini, a cui affianca i Cieli secondi, come evoluzione di quella prima serie e pubblica per la rivista “Literatur und Kritik” di Salisburgo (Austria), una serie di poesie dedicate a Schubert e a Vienna. Dopo un lungo viaggio in Francia, alla ricerca di ispirazione dal romanico e dal gotico (ha una forte passione per le vetrate di Chartres), inizia a dipingere I Giorni opere di grande spontaneità ed immediatezza. Nel 1983 espone la serie dei Giorni alla Galleria Mèta di Bolzano presentata da Luigi Lambertini e all’Expo di Bari con la Galleria Lo Spazio di Napoli.

Nel 1984 lascia Roma per trasferirsi nella campagna senese, a Valacchio, e lascia l’ insegnamento. Proprio questi paesaggi saranno la nuova esperienza chiaramente visibile nella evoluzione dei Cieli e soprattutto nel successivo ciclo de I Campi, 1985, dove l’ordito dei segni e dei colori tende a riflettere le innumerevoli vibrazioni della luce, per ritrarre le emozioni che l’artista prova.

Nel 1985 partecipa alla Mostra Italiana negli Anni Sessanta nelle collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino al Castello di Rivoli di Torino. Sempre nel 1985 e a Roma, in Roma a Spazio Documento con cui collaborerà tenendo conferenze sui rapporti tra musica e pittura. Nel 1987, è invitato dai comuni della Lunigiana (Arcola, Sarzana, Bocca di Magra) per una serie di iniziative legate alla costituzione del Museo della Bassa Lunigiana. Dopo tre anni di soggiorno senese, torna nel Lazio e si trasferisce a Genzano di Roma, dove inizia una serie di nuove opere I Canti della Memoria, concepite con estrema libertà nel tentativo di coniugare l’astrazione dell’idea con le realtà della visione e della memoria, in una sorta di figurazione dove possano apparire elementi del più oggettivo campionario visivo, ma trasfigurati all’atto stesso della realizzazione dal filtro della cultura e dell’esperienza operativa.

Nel 1988 espone alla Galleria Comunale di Genzano per la prima volta la serie dei Campi. Espone anche a Bologna alla Galleria Spazio, a Imola nei Chiostri di S.Domenico, e una grande Antologica a Nemi a Palazzo Ruspoli presentata da Mariano Apa e Paola Serra-Zanetti.

Del periodo di Genzano abbiamo I Canti della Memoria e le Luci, un ritorno alla cromia azzurra, tipica colorazione dell’aria pura e dei cieli tersi dei Colli Albani.

Continua a viaggiare molto. Importantissimo in questo periodo è un lungo soggiorno in America, dove lo colpiscono soprattutto lo splendore dei grattacieli di Manhattan e la durezza nera dei sobborghi.

Nel 1989 è invitato alla mostra dell’ Università La Sapienza di Roma Orientamenti dell’ Arte Italiana 1947-1982 a cura di Simonetta Lux. Nello stesso anno compie il primo dei suoi quattro viaggi negli USA dalle cui esperienze ricava la Suite Americana e New York-New York, che proseguiranno nel 1990 e verranno esposte a Verona alla Galleria Cinquetti, a Milano alla Galleria Spazio Temporaneo la serie Le Luci, presentato da Paola Serra Zanetti, a Cavriago alla Galleria Comunale presentato da Elena Pontiggia. Partecipa infine alla rassegna Roma anni 60 curata da Maurizio Calvesi. Collabora in questi anni con la rivista d’arte “ART LEADER” con la rubrica “Dibattiti” e con la rivista “TERZOCCHIO” con la rubrica “Parole d’artista”

Nella primavera del 1990 si trasferisce a Milano, nel nuovo studio milanese riprende le Luci, elaborate dopo l’esperienza americana ed arricchite dal soggiorno milanese. Ed è proprio Milano e la sua atmosfera rigorosa ad ispirare le Tabule, serie dove è il fondo il vero protagonista del quadro.

In questi anni stringe rapporti con Rodolfo Aricò, Carmelo Cappello, Walter Valentini, Valentino Vago, Mario Raciti, Claudio Olivieri, oltre che con Luciano Caramel. Nel 1991 proseguono le esposizioni a Milano (presenta I continui a Spazio Temporaneo presentati da Luciano Caramel) e a Verona (espone con la Galleria Cinquetti presentato da Vittoria Coen); partecipa alla mostra Nove artisti Italiani a Strasburgo, presentato da Patrizia Serra; nel 1992 Elena Pontiggia lo invita alla rassegna Il Miraggio della Liricità, organizzata dal Comune di Milano e esposta a Stoccolma, dove precedentemente ha esposto con una personale alla Art Galerie Contemporanea i Canti della memoria del 1988. Si moltiplicano i suoi viaggi, andando in Irlanda e in Spagna.

Il nomadismo di Biggi continua nel 1992: si trasferisce a Verona. Ed anche qui come sempre viene ispirato per un nuovo percorso: le Costellazioni.

Ogni esperienza di viaggio per Biggi è un momento di arricchimento e di riflessione sia per le sue pitture che per i suoi scritti. Viene pubblicato nelle edizioni Bora Bisny, presentato a Brera da Elena Pontiggia. Nel 1993 torna a lavorare alle Costellazioni, che esporrà nel 1994 a Verona, Novara e a Bologna con una mostra personale all’Arte Fiera. Nel settembre del 1994 si trasferisce a Langhirano con il pittore Giorgio Kiaris (suo assistente e collaboratore) con il quale da quest’anno organizzano insieme mostre, dibattiti e lezioni. Nel 1995 espone al Centro Steccata di Parma. A Bologna, per le edizioni Bora, viene pubblicato il volume Io gli anni ’60 ed il Gruppo Uno. Nel marzo 1995 inizia a lavorare alla serie delle Icone, dove riprende l’uso della sabbia e della segatura in maniera solenne, quasi ieratica. Nello stesso tempo, prende forma il progetto dell’ Anno Padano che riflette gli umori, le luci, le passioni della terra emiliana dove ora vive. Gli stessi sentimenti che sono anche alla base della creazione dei quattro grandi quadri dedicati alle stagioni. Nel 1996 vince il I° Premio Sulmona per la pittura. Nel 1997 e 1998 torna ad esporre a Roma alla Galleria Edieuropa, riprende poi a dipingere le Icone metropolitane e partecipa alla rassegna di Termoli, Gruppo Uno 1962-1964, a cura di Luciano Caramel e Patrizia Ferri. Vince il I° Premio Sulmona per la critica d’Arte. Dopo una parentesi ispirata dall’ambiente circostante, inizia la serie Diari dove l’intento è di ristabilire quei contatti necessari perché l’opera non rimanga imbalsamata, ma segua anche le tematiche sociali, tanto care a questo artista. Nel 1999 viene pubblicato Autoritratto 1947-1999, a cura di Marco Tonelli, in occasione della rassegna monografica al Palazzo Ducale di Colorno e al Centro Culturale di Langhirano.

Nel 2000 inizia a dipingere le Cosmocromie che vengono presentate a Montecassiano (MC), Piazza delle Erbe Private Art Gallery, e a Milano alla Galleria Vinciana da Elena Pontiggia ed Eugenio Miccini. Nel 2002 espone al Centro Culturale di Langhirano Le Cosmocromie 2000-2002, a cura dell’assessore alla Cultura, Maria Elisa Canali, nello stesso anno la Pinacoteca Comunale di Calasetta (Cagliari), acquisisce una sua opera (Variabile monocroma). Nel 2004 espone a Mantova alla Casa del Mantegna, nell’ ambito della rassegna collettiva sulla pittura italiana nel secondo Novecento, L’ incanto della Pittura curata da Claudio Cerritelli.

L’incontro con Arturo Carlo Quintavalle, con il quale instaura un fecondo rapporto critico e di lavoro, sarà l’occasione per donare al CSAC dell’Università di Parma, una serie di opere grafiche e pittoriche che verranno esposte alle Scuderie della Pilotta nel settembre del 2004 e che verranno presentate nel libro Gastone Biggi, Skira editore, da A.C. Quintavalle.

Nello stesso anno espone a Brescia nella Galleria Art Time una antologica dal titolo Testimoni a favore, iniziando il rapporto di amicizia e di collaborazione con Marzia Spatafora e Francesco Boni.

Nel 2005 con l’Editore Maretti pubblica il volume Incursioni d’artista, esponendo le sue opere a Monte Carlo (Monaco) ed alla GAM di Faenza, in collaborazione con la Galleria Art Time di Brescia. Di fondamentale importanza sono state le ultime produzioni: le Incursioni d’artista e gli Eventi, che hanno dettato la stesura nel 2005, del Manifesto del Realismo Astratto con il quale definitivamente, pone le basi della sua lunga ricerca nell’ambito della lettura delle opere dipinte, abbattendo la diarchia tra astrazione e realismo, considerata sin dal primo quadro da egli stesso, convergente in un’unica direzione. Egli scrive:“ Ho pensato perciò nella mia ultima ricerca, cioè negli Eventi, di ritrovare il bandolo di una realtà smarrita, … non restaurazione, … ma un movimento in avanti come questo, che io chiamerei Realismo Astratto, dove tutte le figurazioni del reale, passate al filtro delle grammatiche astratte, possano ripresentarsi a noi con una luce inedita, diversa.” Ed ancora una volta, Biggi contesta la presunta fine della pittura con l’unico modo con cui lo può fare un pittore: dipingendo. E il suo ostinato ricercare le pieghe, le sfumature, le note più alte e più profonde del colore, ha anche questo significato: dimostrare che la pittura non deve essere attuale, e nemmeno essere moderna, perchè è eterna e che, come egli afferma “il mondo non ha bisogno di antichi e nuovi dolori, ma piuttosto, di nuove serenità e di nuove bellezze”.

Nel giugno del 2006 presso GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo, partecipa alla mostra Debutto d’artista: I Premi d’incoraggiamento 1942-1964, a cura di A. Rorro e A. Barbato catalogo, Palombi & Partner. Biggi vinse il premio del Ministero della Pubblica Istruzione nel 1964, entrando nella collezione permanente della GNAM di Roma.

Nel dicembre 2006 presso la “Fondazione Riva” a Venezia, presenta in anteprima il ciclo di pitture dal titolo New York- New York 1989-2006 pubblicando per l’occasione il volume che le raccoglie curato e presentato da Claudio Cerritelli, che nel 2007 all’ARTE FIERA di Bologna, verrà presentato allo stand dell’Editore Maretti ed in primavera, insieme ad una mostra a Brescia nella Galleria Art Time. Questo ciclo di New York, è realizzato su tela sabbiata e con inserti di collage multiforme.

Nel marzo 2008 pubblica il libro d’artista “Minimilano”, edito da Silvia Editrice, un taccuino di poesie e guaches su Milano e il romanzo “Anelio” (una storia milanese). e inaugura a Milano alla Casa del Pane, Casello Ovest di Porta Venezia la mostra E la pittura continua…60 anni di pittura: 1948-2008 di Gastone Biggi, a cura di Gianluca Ranzi (catalogo Christian Maretti Editore), che riassume l’avventura artistica del suo articolato percorso, dove presenta in anteprima, la serie degli Ayron, che inizia a dipingere dall’estate del 2007, opere contraddistinte dalla dicotomia di segno e forma. A settembre a Sarzana, nella Fortezza Firmafede, partecipa alla mostra: Gli anni del LAB L’esperienza del Laboratorio di Arte Contemporanea della Lunigiana. a cura di Mara Borzone e Sandra Solimano (Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova). Sono presenti i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea italiana e internazionale, a distanza

Nel 2009 è invitato alla 53^ Biennale d’Arte di Venezia, esponendo la serie delle Puntocromie nella prestigiosa cornice di Palazzo Zenobio, Collegio Armeno, intitolando la mostra: “Datemi un punto d’appoggio e vi dipingerò il mondo”, mostra a cura di Marzia Spatafora e presentata da Elena Pontiggia. Gastone Biggi in questa Biennale, mette a confronto i suoi famosi Continui con le più recenti Puntocromie, che non sono altro che un’evoluzione dello stesso lavoro, visto con una chiave di lettura più aderente alla realtà odierna. Nel mese di dicembre pubblica il libro “Tutta un’altra storia…”, edito da Studi Uniti, rivisitazione ironica della storia dalle origini ai nostri giorni.

Nel gennaio 2010, a Roma nella libreria Fontanella Borghese, viene presentato al pubblico il volume edito da Christian Maretti della mostra alla Biennale Veneziana, presenti Elena Pontiggia e Gastone Biggi. Inizia a dipingere la serie dei Fleurs, opere ispirate ai fiori ma con titoli e nomi di fantasia, come se l’artista avesse scritto un nuovo abbecedario botanico. Questi quadri di estrema freschezza racchiudono in un’unica essenza il concetto di Realismo Astratto dopo l’eperienza delle Puntocromie. Nel settembre dello stesso anno, inaugura nelle suntuose sale del piano nobile di Palazzo Sant’Elia a Palermo, sotto l’egida della Provincia, la personale dal titolo Gastone Biggi Attraversamenti. Mostra organizzata da Marzia Spatafora, a cura di Francesco Gallo e con presentazione in catalogo (Christian Maretti Editore) di Gianluca Ranzi. Importante retrospettiva con l’esposizione dai primi quadri figurativi sino ai Fleurs e per la prima volta del ciclo Guerra e Pace, appartenente alla serie Eventi. Scrive la sua esperienza degli anni vissuti a Roma prima del 1960, che considera fondamentali e d ancora più vitali degli anni a venire; pubblicando con l’Editore Maretti nel mese di dicembre 2010 Gli anni 50La svolta”, che viene presentato a Bologna ARTE FIERA nel mese di gennaio 2011.

Nel settembre 2011, Gastone Biggi Shanghai. Mostra personale a cura di Gianluca Ranzi, presso l’ Urban Planning Exhibition Center, Shanghai, Cina. Importantissima mostra antologica con tutte opere di grande dimensione, insieme agli stessi Fleurs, che dipinge per la speciale occasione (catalogo Christian Maretti Editore); a dicembre partecipa alla rassegna dal titolo Tra figurativo astratto e nuova figurazione presso il Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi di Cagliari a cura di Daniele Lastretti.

Nel mese di luglio 2012 al Museo di Villa Colloredo Mels di Recanati, partecipa alla rassegna La casa di Peschi, collettiva di opere su carta di maestri intenazionali a cura di Roberto Rossini e Laura Melone. Nel mese di dicembre pubblica sempre con Maretti Editore, Il Realismo Astratto, Fenomelogia e Cause, un colto e ricchissimo saggio del pensiero di Gastone Biggi, dove ripercorre tutta la sua storia nella ricerca continua di quello che ha ispirato il Realismo Astratto dal 1949 ad oggi. Nel dicembre 2012 è allestita negli spazi del Padiglione B di MACRO Testaccio, Dalla collezione MACRO, una selezione di opere provenienti dalla collezione permanente del Museo. La parte iniziale del percorso espositivo raccoglie un nucleo di dipinti di artisti storici, tra i quali: Mario Ballocco, Gianfranco Baruchello, Gastone Biggi, Enrico Castellani, Sergio Lombardo, Titina Maselli e Claudio Verna; contrassegnati da una ricerca di tipo formale, volta allo studio delle componenti geometrico-cromatiche e più in generale della superficie pittorica. Questi lavori testimoniano come la ricerca artistica italiana, in particolare negli anni sessanta e novanta, abbia contribuito al rinnovamento delle tendenze astrattiste, conducendo al superamento della bidimensionalità pittorica attraverso l’uso del colore e la modulazione del supporto.

Nel marzo 2013 a Spoleto, Gianluca Marziani, cura la mostra a Palazzo Collicola, l’Antologica di Gastone Biggi che ricalca il progetto del 2011 presentato all’Urban Planning Exhibition di Shanghai. Anche a Spoleto si segue un andamento per cicli tematici, distribuiti con la progressione temporale della sua lunga carriera, coprendo un arco che parte dagli anni Sessanta e attraversa i decenni fino al presente. A chiudere la mostra il grande ciclo dedicato a New York, allestito nella lunga Galleria del Piano Mostre.

A settembre è suo desiderio tornare in Francia nella zona del Bordeaux, e organizza il viaggio insieme a Giorgio Kiaris e l’architetto Fiorella Giuliodori, visitando le regioni dello Charentes, Limousin, Auvergne e Dordogne.

Nel dicembre del 2013, espone al Whitebox Art Center di New York con una selezione antologica ed il ciclo dedicato a New York, a cura di Gianluca Ranzi e Marcia E. Vetrocq, catalogo edito da Christian Maretti, presentato in anteprima al New Museum di New York.

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 dipinge delle grandi carte con il tema “Le village”, una sorta di diario di viaggio dell’ultima esperienza fatta in Francia; e scrive il libro “Morte e trasfigurazione della pittura contemporanea”, un’analisi approfondita della società e dell’arte contemporanea, in relazione con un passato che appare molto lontano… pubblicato postumo da Piazza delle Erbe Editore.

Nell’ambito delle sue attività culturali ha tenuto conferenze e dibattiti d’arte, lezioni e seminari nelle più note Università e nelle principali città italiane.

Nel 2014 muore nella Casa Rossa di Tordenaso sulle colline parmensi.


 /  Biografia